Fra le due guerre

Due torinesi da elezione

Anche dopo un bagno di sangue come la prima guerra mondiale la vita, un poco alla volta, ricomincia. Il mondo degli scacchi fece la conta dei suoi morti e feriti e riprese là dove si era fermato. La Federazione, che si era persa fra le più urgenti occupazioni del momento, venne ufficialmente ricostituita nel 1920 al congresso di Varese (presidente onorario Carlo Salvioli, presidente effettivo Luigi Miliani), e nello stesso anno a Torino si ha notizia dei primi tornei sociali post-bellici indetti dalla Sst. L’attività è fiorente: il circolo, segnala “L’Italia scacchistica”, “ha raggiunto il bel numero di 150 soci ed è sempre frequentatissimo”. Se pensiamo che ci vogliono altri due anni perchè la Fsi riesca a toccare la soglia dei 1700 iscritti in tutta Italia, se ne conclude che la Società torinese ne è uno dei pilastri portanti.
Nei resoconti delle iniziative cittadine, fra il 1921 e il ’22, cominciano ad apparire due nomi nuovi, destinati a lasciare un’impronta profonda nel movimento scacchistico italiano. L’uno è un giovane ungherese ancora sconosciuto, Eugenio Szabados, che si aggiudica a sorpresa il campionato Sst del ’21. L’altro è un giramondo già popolare, il Maestro Internazionale peruviano Esteban Canal, che l’anno successivo tiene a Torino una simultanea su venti scacchiere, ospitata per l’occasione nei saloni del Circolo filologico. Per entrambi, Torino è una tappa di una vita avventurosa: tappa della quale, molti anni più tardi, si ricorderanno con affetto.
Szabados, come abbiamo detto, era ungherese. Nato nel 1898 da famiglia ebraica, combattè come sottotenente dell’impero asburgico sul fronte italiano, guadagnandosi anche una medaglia. Finita la guerra, dissolto l’impero, emigrò in Italia. Si stabilì presto a Torino, dove aveva trovato lavoro come impiegato alla Talmone. Riprese alla Sst gli amati scacchi, sposò una ragazza sassarese e in pochi anni avviò un’attività in proprio nel campo della navigazione. Le ragioni professionali lo indussero, dopo il 1925, a trasferirsi a Venezia, dove risiedette, sia pure fra innumerevoli viaggi di lavoro, fino alla morte nel 1974. Negli anni giovanili rappresentò Torino alla scacchiera in vari matches e tornei, sia a squadre che individuali. La sua carriera decollò definitivamente nel periodo veneziano: prese parte a importanti tornei internazionali, battendosi contro avversari della statura di Mieses, Tartakower, Bisguier e conquistando il titolo di Maestro Internazionale. Nel tempo lasciatogli dall’attività di armatore, divenne anche arbitro internazionale, mecenate del gioco e organizzatore dei grandi tornei di Venezia, e infine, dal 1950 al 1958, presidente della Federazione scacchistica italiana.
Esteban Canal era di due anni più anziano, essendo nato in Perù nel 1896. Già forte scacchista, si era trasferito giovanissimo in Europa. Invitato per alcune esibizioni in Italia, fu così conquistato dal nostro Paese che decise di fermarsi definitivamente. A Torino abitò nei primi anni Venti. Poi riprese le sue peregrinazioni scacchistiche, fino alla residenza finale di Cocquio, nel Varesotto, dove morì nel 1981. Canal fu davvero un personaggio di primo piano nel pianeta novecentesco degli scacchi: amico personale di Capablanca e Rubinstein, di Alechin e Euwe, vincitore o protagonista di uno smisurato numero di tornei. Per tutti, citeremo il grande torneo di Merano 1926, nel quale Canal, largamente in testa dopo il decimo turno, dovette giocare febbricitante le ultime tre partite, perdendole tutte. Ciò nondimeno, si classificò secondo, a solo mezzo punto dal vincitore, il belga Edgar Colle, e davanti a Spielmann, Yates, Gruenfeld, Tartakower, Grob e agli italiani Rosselli e Sacconi. Nel suo periodo torinese si ha traccia di varie simultanee (in quella del ’22 giocò anche, perdendo, contro Szabados) e di alcune partite contro avversari in consultazione (è nota quella vinta contro Szabados, ancora lui, e Felice Germonio).
Delle lontane avventure in riva al Po è lui stesso a scrivere. Ecco come tratteggia il fuggevole incontro nel ’48 a Venezia con l’antico compagno Eugenio Szabados: “Mi trovai di fronte un signore in blu, robusto, impeccabile. Dal sorriso lo riconobbi subito, malgrado il quarto di secolo che non ci vedevamo. Chi può dimenticare il gentile sorriso del signor Szabados? Ci salutammo con una forte stretta di mano, mascherando – mondanamente – l’emozione che pur sempre procura un incontro dopo venticinque anni. Sedemmo uno di fronte all’altro. Passò un momento di silenzio, poi egli disse: ‘Come siamo diventati vecchi, Canal!’, e scoppiò a ridere. Risi anch’io: fu allora che il tempo si ritirò circospetto con il suo bagaglio di cinque lustri e ci lasciò soli, a noi stessi, intensamente. Trascorsero in un attimo gli abissi e le distanze scavati dagli anni e ritornammo i ragazzi esili e chiomati di una volta, come quando a Torino durante interminabili battaglie – partite serie, semiserie, partite lampo – uccidevamo i giorni e
le sere e non di rado anche le notti. Quanti amici di allora, vivi e morti, ed episodi e aneddoti non abbiamo rievocato in quella breve mezz’ora”.


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Esteban Canal