Origini e prime avventure

Cinque lire per il Congresso


Il Circolo scacchistico torinese, secondo le congetture più attendibili, va considerato
come il progenitore della Sst. Vive di vita propria fino ai primi anni del Novecento, poi via via si sfalda. Le “infinite traversie”, i “numerosi cambiamenti di nome” accennati nel lontano articolo de “L’Italia scacchistica” sarebbero appunto gli spasmi che per qualche anno prelusero alla nascita della nuova associazione. Di quando in quando un trafiletto su un giornale annunciava traballanti rifondazioni, e una di queste, nel 1903, indusse cinquant’anni più tardi la Sst a celebrarne l’anniversario.
Comunque sia, il Circolo scacchistico torinese balza a improvvisa notorietà tre anni dopo la solenne inaugurazione della nuova sede. Nel 1892 ottiene l’organizzazione del sesto congresso e torneo nazionali, dopo le prime cinque edizioni di Roma ’75, Livorno ’78, Milano ’81, Venezia ’83 e Roma ’86. Erano quelli gli appuntamenti di vertice del movimento scacchistico: il congresso dibatteva questioni regolamentari e organizzative (fra le altre, la travagliata nascita di una Federazione italiana), e il torneo vedeva affrontarsi i migliori giocatori del momento, in quello che può essere considerato un vero e proprio Campionato italiano.
Torino ’92, a cavallo fra aprile e maggio, scivolò via senza incidenti di percorso. Per finanziare l’organizzazione, la dotazione di premi e la pubblicazione del libro del torneo, il circolo aveva indetto fra i soci una sottoscrizione di azioni, al prezzo di lire 5 l’una: “Nutriamo fiducia – commentò la “Nuova rivista degli scacchi” – che i dilettanti italiani, ponendo mente alla generosità con la quale si risponde a un invito di questo genere presso le altre nazioni ove il nobile giuoco è meritamente apprezzato, non vorranno stiracchiare su poche lire che oltre a essere bene spese per l’incremento degli scacchi, frutteranno ad essi, noi almeno lo crediamo, una nuova interessante pubblicazione come quelle che videro la luce in occasione dei precedenti tornei nazionali”. La sottoscrizione ebbe, a quanto pare, esito felice: un risultato sul quale oggi non scommetteremmo, e che offre qualche spunto di riflessione intorno alla asserita supremazia del professionismo sul dilettantismo.
A guidare il comitato organizzatore era il solito generale Sachero, che portò in dote un prezioso dono di Sua Maestà, da assegnare al vincitore del torneo: una “pendola officier di argento massiccio cesellato, con miniature a gran fuoco su porcellana”, come ricorda Antonio Rosino nella sua “Storia degli scacchi in Italia”. Un premio del valore di parecchi milioni odierni, che fu appannaggio del già conosciuto Vittorio Torre, primo classificato al termine di un torneo non precisamente affollato: sei partecipanti.
Con qualche enfasi, possiamo senz’altro dichiarare che il professor Torre è così il primo (e finora unico) campione italiano assoluto che sia stato espresso dallo scacchismo torinese. Di lui non si sa molto di più: negli anni successivi non partecipò ad altri tornei di rango. Fu appassionato di problemistica e condusse con eccellenti risultati varie partite per corrispondenza. Morì nel 1921.

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TORRE - TONETTI
Torino 1895
1.e4 e5 2.Cf3 Cc6 3.Ac4 Ac5 4.b4 Ab4 5.c3 Aa5 6.0–0 d6 7.d4 ed4 8.cd4 Ab6 9.d5 Ca5 10.Ab2 Cf6 11.Cc3 0–0 12.Ad3 Ad7 13.Ce2 Ag4 14.Rh1 Te8 15.Cg3 c6 16.Dc2 Af3 17.gf3 Tc8 18.dc6 Tc6 19.Dd1 Cd7 20.Ae2 Cc4 21.Ac3 Ce3 22.fe3 Tc3 23.Cf5 Te6 24.De1 Dc7 25.Cd4 Ad4 26.ed4 Tc2 27.Td1 Ta2 28.Tc1 Dd8 29.Ac4 Th2 30.Rh2 Th6 31.Rg2 Dg5 32.Dg3 Dd2 33.Df2 Df4 34.Th1 Dg5 35.Dg3 Dd2 0–1

Una rara sconfitta di Vittorio Torre, vincitore del torneo nazionale di Torino nel 1892